Fetti padre e figlio

Pietro e Domenico a confronto

23 giugno – 22 settembre 2018

Inaugurazione 23 giugno, ore 17

Il Museo diocesano Francesco Gonzaga ospita nella sua pinacoteca un dipinto ad olio proveniente dal Labirinto della Masone. L’opera, di Pietro Fetti, è presentata a fianco della Madonna col Bambino e Santi, realizzata dal più celebre figlio Domenico. E’ l’occasione per i visitatori di confrontare da vicino due importanti opere del primo Seicento mantovano.
Pietro Fetti, di cui non si conoscono i dati anagrafici, è stato riconosciuto dal critico Eduard Safarik come un artista proveniente dalla città di Ferrara legato alla bottega di Ludovico Carracci a Bologna. Lo proverebbe una lettera dipinta nel suo autoritratto custodito agli Uffizi che lo definisce come “Pietro Fetti da Ferrara”. Anche dal punto di vista stilistico, l’impostazione del dipinto, con la pennellata sciolta e carica di colore, rimanda ai Carracci. Il suo trasferimento a Roma deve essere stato precoce, in quanto il più famoso figlio Domenico è sempre identificato come “Romano”. Con la convocazione alla corte mantovana nel 1614 Domenico trasferisce la sua bottega dall’Urbe alla città virgiliana, portando con sé come collaboratori sia il padre sia la sorella Giustina, che poi entrerà nel convento di Sant’Orsola a Mantova col nome di Suor Lucrina.
Il dipinto ottenuto in prestito dalla collezione di Franco Maria Ricci raffigura San Girolamo intento alla lettura della Vulgata, di cui fu il traduttore nei tradizionali abiti cardinalizi che costituiscono uno dei suoi attributi iconografici classici. Sotto il volume compare un teschio, simbolo della meditazione sulla mortale condizione dell’uomo. L’intera opera si manifesta come il frutto della spiritualità controriformistica, che in questo caso accompagna la meditazione penitenziale con l’affermazione del valore normativo della traduzione biblica di San Girolamo.
La Madonna col Bambino e Santi, permanentemente esposta al museo, fu dipinta per la cappella del tribunale civile, presso il palazzo della ragione di Mantova, nel biennio 1616-1617. Commissionata dal presidente del Senato di Giustizia Carlo Bardelloni, raffigura oltre a Maria e al Bambin Gesù, che tiene con una mano il globo sormontato dalla croce, Sant’Anselmo patrono della città di Mantova, San Carlo Borromeo canonizzato nel 1610 (la cui presenza è dovuta anche all’omonimia con il committente), e alla base del quadro il profilo della città di Mantova vista dal borgo di San Giorgio.

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